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La Notte Rosa 2020

La Notte Rosa si farà. La Riviera Romagnola non vuole rinunciare ad uno degli eventi più amati dai turisti: il Capodanno dell\ estate 2020. Anzi non si tratterà di una sola notte ma di una intera settimana dal 3 al 9 agosto.   La decisione è ormai presa dal Consiglio di Amministrazione di Visit Romagna, l'organismo che coordina la promozione turistica delle provincie romagnolo. Si tratterà di pink week voluta dai vari amministratori cittadini e dall'Assessore al Turismo di Ravenna Giacomo Costantini. Per il momento è stato stabilito il periodo poi si penserà ad organizzare tutti gli eventi che come sempre rilanceranno l'immagine della Romagna, vivace e colorata, divertente e chiassosa. E' intenzione della città di Ravenna, in base ad alcune indiscrezioni, promuovere l'immagine della città puntando anche sull'arte e sulla cultura.
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Il cippo di Giulio Cesare

Iscrizione sul cippo: C.CAESAR DICT. RUBICONE SUPERATO CIVILI BEL. COMMILIT. SUOS HIC IN FORO URB. ADLOCUT Alea iacta est   In piazza Tre Martiri si trova un cippo marmoreo realizzato nel 1555 per ricordare il luogo in cui Giulio Cesare aveva parlato, salendo sopra ad un enorme sasso, ai suoi soldati, il 10 gennaio del 49 a .C. dando inizio alla guerra civile contro Pompeo e il Senato, sancendo il tramonto della Repubblica e la nascita dell’Impero. Non ci sono prove certe che il discorso di Cesare fosse avvenuto proprio in quella sede ma molti sono i riferimenti storici e gli aneddoti che lo riguardano. Francesco Petrarca racconta nella sua opera sulla vita di Cesare del 1337 di quando da bambino gli fu mostrata una pietra dalla quale Cesare avrebbe tenuto il suo discorso e anche Gaspare Broglio Tartaglia segretario e Ambasciatore di Sigismondo Pandolfo Malatesta cita la piazza e la grossa pietra. Torniamo al 1555 quando a seguito di un crollo un resto...

I quattro clipei dell'Arco d'Augusto

Arco d’Augusto Le decorazioni presenti sull’Arco d’Augusto di Rimini ( Ariminum ) hanno una forte valenza simbolica. Sopra la parte centrale del fornice si trova una testa di toro che potrebbe rappresentare o la fecondità della natura oppure ricordare la fondazione della città e il governo romano che aveva portato legge e ordine. Ai lati dell’arcata si trovano quattro clipei ( CLIPEO  (lat. clipeus). - Era uno scudo metallico che i Romani adottarono, fin dai tempi più antichi, per la difesa dei soldati della prima classe)   che rappresentano divinità favorevoli all’Imperatore Augusto, tra i quali si trova Nettuno, dio dei mari, riconoscibile dal simbolo del tridente. L’immagine del dio è rivolta verso la città come per richiedere la sua protezione, essendo Rimini una città di mare. Sono rappresentati Apollo, dal quale l’Imperatore diceva di discendere, un bel giovane con i lunghi capelli, Giove con una lunga barba e con un fascio di fulmini nella ...

Il "turismo" medioevale nel Riminese.

In una particolare zona di Rimini alloggiavano i viaggiatori quando, nel Medioevo, ancora non esisteva la vocazione turistica della città. Si deve percorrere il Corso d’Augusto (ex Strada Reale), andando verso il ponte di Tiberio, dopo Corso Giovanni XXIII, sulla destra si trova un intreccio di vie dai nomi noti ai Riminesi dove in passato, chi viaggiava trovava osterie, alberghi, ospizi, essendo facilmente raggiungibili dai viaggiatori che arrivavano via mare o dalla Via Emilia. Le vie si chiamavano Via Degli Alberghi e Via Delle Osterie, oggi è intitolata a Gozio De’Battagli, sui lati si trovavano gli alberghi del Giglio e della Ruota. Solitamente le strutture si affacciavano sulle vie principali, mentre sul lato esterno si trovavano gli stallatici.

Berretti Giuliano amato pugile romagnolo

Giuliano Berretti fu un pugile, anzi un boxeur, divenuto famoso negli anni sessanta. Nato a Montetiffi nel 1944 iniziò giovanissimo, a soli quindici anni a tirare di boxe, sotto la guida del maestro Pandolfini. Il suo debutto avvenne a Pesaro nella categoria “pesi gallo” il 19 marzo 1960. Nel 1961 si registrò il passaggio tra i dilettanti. Sotto la guida di Mario Magnani si perfezionò e iniziò a conquistare ottimi risultati divenendo uno dei migliori pesi welter leggeri italiani del momento. Sostenne ottantacinque incontri dei quali ben sessantacinque vittoriosi. Coraggioso e aggressivo, determinato e altruista, fu un pugile che trasformò ogni incontro in un bellissimo spettacolo sportivo e i suoi ammiratori accorrevano numerosi nei palazzetti dello sport. Tali doti si manifestarono anche nello svolgimento del suo lavoro di Vigile del Fuoco e nella sua attività di allevatore di cavalli da corsa. Ai cavalli ai quali dedicò tanto del suo tempo, attribuì i nomi di famosi pu...

Rimini e la pesca

Anche se Rimini è una città di mare affacciata sul pescosissimo Mare Adriatica, l'attività Trabaccolo ittica si è sviluppata molto tardi.  Solo a metà '500, dopo che il pesce apprezzato dai romani era stato snobbato durante il medio evo, si sviluppò la pesca, sia a seguito del Concilio di Trento che conferì importanza ai digiuni di magro durante la quaresima, il venerdì e le vigilie, e grazie alla scienza che incominciava a riconoscere al pesce virtù benefiche.  Si incominciò ad utilizzare nuove tecniche di pesca, provenienti dalla Provenza, e si introdusse la pesca d'altura, mentre prima c'erano solo le tratte a rive e le barchette di costa. Grazie alla conservazione nelle ghiacciaie e allo sviluppo dei trasporti il pescato ora poteva giungere fino ad Urbino, Firenze, Perugia, Lucca. A fine '700 Rimini era divenuto il primo porto dello Stato Pontificio in quando g razie alla flottiglia che si era sviluppata si poteva andare a pescare fino alle acque istria...

Ricordi: Il contrabbando delle ferrarecce

Una attività particolarmente attiva fu, tra il '500 e il '600, quella del commercio delle ferrarecce (minerali di ferro) e del rame, anche se era già sviluppata nel basso medio evo. I grossi mercanti, per lo più lombardi, ( Pavoni che diedero a Rimini anche un vescovo, Provasi, Pastoni) dal porto di Rimini avevano organizzato, anche come armatori, il trasporto partendo da Trieste, dove il carico giungeva dalle miniere asburgiche della Carinzia. Il trasporto era duramente represso dagli armatori Veneziani che volevano il dazio su ogni naviglio.