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Rimini e la pesca

Anche se Rimini è una città di mare affacciata sul pescosissimo Mare Adriatica, l'attività
Trabaccolo
ittica si è sviluppata molto tardi. 

Solo a metà '500, dopo che il pesce apprezzato dai romani era stato snobbato durante il medio evo, si sviluppò la pesca, sia a seguito del Concilio di Trento che conferì importanza ai digiuni di magro durante la quaresima, il venerdì e le vigilie, e grazie alla scienza che incominciava a riconoscere al pesce virtù benefiche. 
Si incominciò ad utilizzare nuove tecniche di pesca, provenienti dalla Provenza, e si introdusse la pesca d'altura, mentre prima c'erano solo le tratte a rive e le barchette di costa.
Grazie alla conservazione nelle ghiacciaie e allo sviluppo dei trasporti il pescato ora poteva giungere fino ad Urbino, Firenze, Perugia, Lucca. A fine '700 Rimini era divenuto il primo porto dello Stato Pontificio in quando grazie alla flottiglia che si era sviluppata si poteva andare a pescare fino alle acque istriane e dalmate.
Protagonisti di questo sviluppo furono sopratto i Chioggiotti, che giungevano sempre più numerosi sulla riviera romagnola. Lo sesso governo della Serenissima incominciò a preoccuparsi di questo vero e proprio esodo in quanto al seguito dei pescatori si trasferivano dinastie di paroni e nocchieri, mastri d'ascia e velai, ancorai e cordai.
Il rione Clodio (Clodia è il nome latino di Chioggia) testimonia che le due città vissero a stretto contatto. 
Si trasferirono anche maestraze da Arbe, Sebenico, Fiume, Segna. Lo sviluppo dell'industria cantieristico portò alla realizzazione di un nuovo tipo di nave "tartanone pelago" per la pesca d'altura e di innovazioni nautiche come la vela al terzo o "a trabaccolo".

Informazioni tratte da: "Rimini marinare" di Maria Lucia De Nicolò - BCC Gradara, 2008

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